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Corno del Renon, polemica sul «rifugio» solo in italiano

Scritto da il 30 Luglio 2021

Una interrogazione alla giunta provinciale da parte del consigliere Svp Helmuth Renzler, un dura presa di posizione del consigliere della Südtiroler Freiheit Sven Knoll. Per il Cai Bolzano una polemica sterile, senza utilità alcuna, che fra il resto rischia di minare i rapporti, ottimi come non mai in questo frangente storico, fra il Cai e l’Alpenverein Südtirol. Stiamo parlando della facciata del rifugio Corno del Renon, di proprietà della sezione Cai di Bolzano, di recente ridipinta, con tanto di scritte in bella evidenza. In italiano c’è tutto, in tedesco c’è scritto Rittnerhorn, manca però la dizione Schutzhaus. E da qui si è scatenata la polemica.

In una nota piuttosto pesante, Knoll parla di atteggiamento nazionalista da parte del Cai, reo a suo dire di aver usato la sola dizione italiana rifugio e nel contempo di aver utilizzato il termine fascista Corno del Renon. «Una inutile e irrispettosa provocazione», anche perché il rifugio «è uno di quelli che furono rubati dal Cai». Costruito nel 1894 dalla sezione bolzanina del Touristenklub, dopo la prima guerra mondiale fu requisito e ceduto al Cai. Cai che, a detta di Knoll, «ha sempre ignorato la richiesta di eliminare la dizione Corno del Renon inventata dai fascisti». Si intima ora al Cai di eliminarla e aggiungere a Rittner Horn anche la parola Schutzhaus.

A segnalare il caso anche Helmuth Renzler, che ricorda: il rifugio esiste da 130 anni e dalla fine della prima guerra mondiale viene gestito dal Cai. «Da molti anni – ha dichiarato Renzler a stol.it – a lato dell’ingresso esiste una targa in cui vengono citati sia il nome italiano sia il tedesco». Idem sui cartelli che indicano i sentieri verso il rifugio. «Negli ultimi anni ci sono state tante polemiche sui cartelli monolingui, molti sono stati corretti». Quella al Corno del Renon, secondo Renzler, è una polemica inevitabile. «Queste azioni vanno evitate. Soprattutto le associazioni hanno il dovere di non rinfocolare il conflitto sulla toponomastica. Viviamo in una terra bilingue dove la lingua tedesca e la lingua italiana devono essere utilizzate in modo paritetico».

L’attacco da parte dei due esponenti politici ha creato notevoli imbarazzi, sia nel Cai Alto Adige che nello stesso Alpenverein, impegnati da anni in una fattiva collaborazione, che va ben al di là della contrapposizione etnica. Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, è infastidito: «Preferirei che la politica si occupasse dei veri problemi della montagna, solo per fare un esempio: dello scempio dei due rifugi che si vogliono demolire e ricostruire di dimensioni esagerate sul Catinaccio, il Coronelle e il Santner».

I due club si sono sentiti, la volontà è unanime: evitare qualsiasi polemica. Sulla medesima lunghezza d’onda anche il Cai Bolzano. Ieri il presidente Riccardo Cristofoletti e il vice Maurizio Veronese hanno scritto una nota in tedesco, spedita a vari siti di informazione. Breve, concisa. Cristofoletti: «Non vogliamo partecipare a questa polemica. Lo si chiami errore, svista, forse non ci siamo capiti col pittore. La nostra intenzione non era cancellare alcunché. Lo dimostra la targa alla porta che da decenni riporta entrambe le dizioni. Ora, tempi tecnici permettendo, aggiungeremo anche la dizione in tedesco. Abbiamo sempre cercato di essere perfettamente bilingui, di rispettare il Pacchetto. Noi sì che avremmo potuto fare polemiche su polemiche, in molti casi. Abbiamo sempre evitato, anche quando, sul nostro terreno, lì avevano messo un cartello per il rifugio solo in tedesco». Chi lavora sbaglia, «sarebbe bastata una telefonata, avremmo rimediato subito», chiosa Veronese.


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