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Rifugi, acqua, fauna: le Dolomiti non vogliono “turisti-mostri”

Scritto da il 28 Giugno 2021

#Dontbeamonster. Le Dolomiti, fragile ecosistema, non hanno bisogno di mostri che le mettano a rischio, ma di visitatori responsabili: che conoscono il valore dell’acqua, soprattutto in alta quota, che non chiedono di farsi più di una doccia al rifugio, che sanno rispettare la fauna, che sanno adottare regole di sana convivenza, che sanno – infine – proteggersi anche grazie alla tecnologia. 

Con la campagna di comunicazione “Dolomeyes: paura a prima vista!” la Fondazione Dolomiti UNESCO ha avviato in questi giorni un’azione di sensibilizzazione sull’uso consapevole dell’acqua nei rifugi di alta quota e sulla frequentazione consapevole della montagna, in concomitanza con l’avvio della stagione estiva, che vedrà numerosi turisti sulle Dolomiti Patrimonio Mondiale.

La campagna nasce da un’azione partecipata assieme ai gestori di 66 rifugi dell’area del patrimonio mondiale rappresentati dalle varie associazioni che li riuniscono, e alle associazioni alpinistiche della regione dolomitica e dalla considerazione che il turismo d’alta montagna non è uguale al turismo delle altre località: necessita di maggiore attenzione, accortezza e soprattutto di rispetto per l’ambiente circostante.

Lo scopo di “Dolomeyes: paura a prima vista!” è quello di innescare un cambiamento culturale e una presa di coscienza da parte di chi frequenta la montagna. Lo slogan della campagna: “Paura a prima vista”, parla di quella paura che le abitudini e gli atteggiamenti poco rispettosi verso la montagna possano rovinare il delicato ecosistema delle Dolomiti andando a sostituire “l’amore a prima vista” che le Dolomiti generano nel visitatore. La necessità di rispetto e frequentazione responsabile della montagna e in particolar modo delle Dolomiti è un messaggio che viene veicolato per mezzo di un linguaggio diretto, semplice e spensierato, tipico della commedia horror e dei film d’avventura per ragazzi e del mostro “Dolomeyes” (gli occhi delle Dolomiti).

Il protagonista della campagna di comunicazione, richiama la figura dell’uomo selvatico, del “salvan”, figura presente da tempi immemorabili nell’immaginario delle popolazioni alpine che segna il confine simbolico fra lo spazio selvatico e quello addomesticato, fra natura e uomo. L’essere mostruosi del resto, come spiega l’autore della campagna, il regista Cristiano Perricone di BrodoStudio (Udine), può appartenere all’essere umano, in montagna come altrove.

Un’attenzione particolare sarà dedicata al tema dell’utilizzo responsabile della risorsa idrica. L’acqua è un bene prezioso e la sua erogazione è un servizio particolarmente difficile da garantire in alta quota: gli escursionisti che pernottano nei rifugi devono essere dunque sensibilizzati e accompagnati a evitare richieste fuori luogo, come ad esempio quella di farsi più di una doccia.


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