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Allarme clima: sul Gran Paradiso al posto della neve ci sono già i fiori

Scritto da il 9 Giugno 2022

Una foto che da sola spiega più di mille parole quale sia la situazione di allarme dei nostri ghiacciaiai. L’hanno scattata nei giorni scorsi Luca Mercalli e Daniele Cat Berro, della Società Metereologica Italiana: sono saliti sul Ghiacciaio Ciardoney del Gran Paradiso assieme ai responsabili dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, in collaborazione con Iren Energia, e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano.

Sono stati condotti i consueti rilievi di spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale sul ghiacciaio Ciardoney, iniziati nel 1992.

A raccontare nel dettaglio la situazione sono stati gli stessi Mercalli e Cat Berro attraverso il portale Nimbus.

«Come era immaginabile, date le scarsissime precipitazioni intervenute da fine autunno 2021, peraltro combinate con temperature precocemente estive in maggio 2022, l’innevamento sul ghiacciaio al termine della stagione di accumulo era eccezionalmente scarso, con spessori nevosi decrescenti da un massimo di 165 cm al Colle Ciardoney a un minimo di appena 25 cm nel settore mediano, e un equivalente d’acqua complessivo valutato in 390 mm, di gran lunga record negativi in almeno 31 anni di osservazioni, ma ragionevolmente anche da tempi ben più lunghi».

Ecco il dettaglio delle misure (la prima si riferisce allo spessore della neve, la seconda all’acqua equivalente):

sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3124 m) – 164 cm e 620 mm
sito n. 2 (3055 m) – 98 cm e 387 mm
sito n. 3 (3000 m) – 100 cm e 486 mm
sito n. 4 (3019 m) – 25 cm e 99 mm
sito n. 6 (2964 m) – 90 cm e 437 mm

«La palina n. 2 a quota 3055 m (così come la 4, poco più a valle) affiorava già dal manto nevoso, fatto mai riscontrato a inizio giugno per nessuna palina del ghiacciaio Ciardoney in un trentennio di osservazioni: infatti in questo periodo i segmenti di legno, sporgenti dal ghiaccio sottostante per lunghezze al più di due metri, erano ancora sempre sepolti nella coltre di neve invernale, per poi affiorare solo nel corso dell’estate».

«Al sito n. 4 (circa 3020 m) il manto nevoso era spesso appena 25 cm, valore minimo mai misurato in un trentennio in qualunque punto di misura sul ghiacciaio in questa stagione. Il caldo di questi giorni farà certamente fondere questo esiguo spessore in meno di una settimana, riportando alla luce il ghiaccio sottostante con inedita precocità, tenendo presente che di solito, anche nelle recenti stagioni calde e poco innevate, il ghiacciaio ha cominciato a “scoprirsi” nel settore mediano non prima di metà luglio. Così il periodo di esposizione della superficie glaciale alla radiazione solare nell’estate 2022 sarà particolarmente prolungato, permettendo gravose perdite di massa anche qualora le temperature estive non fossero così elevate».

«La precoce scomparsa del manto nevoso e il caldo estivo della terza decade di maggio hanno favorito una rapida e diffusa fioritura delle piante pioniere che colonizzano i detriti della piana proglaciale, come questo esemplare – tra i tanti – di Saxifraga oppositifolia L. Il contesto ambientale-fenologico è quello che sarebbe normale a metà luglio».

«Ricapitolando, tutti i parametri nivometrici della stagione 2021-22 risultano ai minimi nella breve serie dal 2012-13, ma ragionevolmente da tempi molto più lunghi:

– Minima quantità di neve fresca totale: 359 cm, 45% della norma decennale (circa 800 cm), e pari a quanto si misura in media a quote di 1600 m – ovvero 1250 m più in basso – sul versante piemontese del Gran Paradiso!

– Minimo spessore nevoso più elevato: 115 cm (la media è di circa 300 cm).

– Scomparsa della neve più anticipata: 24 maggio (un mese e mezzo prima della media, il 9 luglio; record precedente 21 giugno, nel 2021).

– Minimo numero di giorni con suolo innevato: 222 (50 in meno della media, 272)».

«Date queste premesse, anche qualora l’estate non fosse così calda, la stagione glaciologica 2022 si annuncia fin da ora molto negativa per il bilancio di massa dei ghiacciai alpini. Se poi consideriamo che i modelli di previsione stagionale dei principali centri di calcolo sono allineati nell’intravedere un periodo giugno-agosto ben più caldo della media in Europa… le probabilità di assistere a una deglaciazione massiccia nel 2022 sono molto elevate».

«La situazione è molto negativa anche sul ghiacciaio del Grand Etret, dove le misure di accumulo nevoso sono state condotte il 26 maggio dal corpo di sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso, evidenziando un record minimo nella serie iniziata nel 1999», concludono Mercalli e Cat Berri.


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