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Pandemia: i trentini promuovono il servizio sanitario ma calano visite e interventi chirurgici

Scritto da il 22 Giugno 2021

Gli italiani promuovono, complessivamente, il lavoro svolto dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) nella gestione della pandemia. Solo il 23% della popolazione si dichiara non soddisfatto dell’assistenza ricevuta nell’anno della pandemia, ma si oscilla dal 37% della Basilicata al 12,6% del Veneto, fino ad arrivare al 9,7% della Provincia autonoma di Trento.

Così come ad oscillare fortemente sono i volumi delle prestazioni sanitarie mentre non mancano segnali positivi, come miglioramenti sul fronte di alcune vaccinazioni e nell’uso appropriato di farmaci.

E’ un quadro di “generale tenuta”, pur nelle grandi diversità territoriali, quello che emerge dai risultati della performance 2020 del ‘Network delle Regioni’, realizzato dal Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Dagli screening ai ricoveri in ospedale: a finire sotto la lente di ingrandimento è stato il numero di prestazioni sanitarie erogate nel 2020, a confronto con quelli del 2019, in 10 regioni (Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto, Lombardia e Piemonte) e le 2 province autonome di Trento e Bolzano.

I dati mostrano come diverse scelte organizzative si siano tradotte in performance diverse, in termini di resilienza. Ad esempio, nel 2020 il numero di interventi chirurgici per tumore alla mammella hanno visto un calo superiore al 20% per Liguria, Piemonte, Basilicata e Trento, ma una sostanziale stabilità o un leggero incremento rispetto al 2019 in Friuli Venezia Giulia, nelle Marche e a Bolzano.

Il numero di visite cardiologiche di controllo si è invece ridotto di più del 40% a Bolzano, in Basilicata e in Umbria, mentre si attesta sul -20% in Toscana, a Trento e in Veneto (-18%).

Nel 2020 il numero di accessi per assistenza domiciliare è stato di 8 milioni a livello nazionale a fronte dei quasi 9,3 milioni del 2019, ma il calo è stato del 18% e del 16% in Puglia e in Toscana, e del 3% in Friuli Venezia Giulia e a Trento.

Il 2020 ha visto anche un generale miglioramento della copertura dei vaccini contro l’influenza tra gli anziani e anche tra gli operatori sanitari, unita a una flessione non eccessiva di quelli per la prima infanzia.

Ma anche un crollo di quelli contro il papilloma virus (Hpv) per gli adolescenti. Soprattutto ha visto un “salto enorme sul fronte dell’appropriatezza dell’uso dei farmaci e in particolare sull’uso di antibiotici”, oltre a una diminuzione delle prestazioni sanitarie inutili.

“Le regioni – ha spiegato la rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Sabina Nuti – sono riuscite a trovare una sintesi interessante tra la necessità di garantire i Livelli essenziali di assistenza per pazienti no Covid e combinarlo con la capacità di risposta alla pandemia.

“Il 2020 per il Servizio Sanitario Nazionale – ha sottolineato il direttore generale di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Domenico Mantoan – è stato un anno straordinario, perché siamo riusciti a superare un evento di una violenza eccezionale. Questa è un’occasione per mettere a confronto diverse modalità organizzative”.


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